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L’oro come baluardo sicuro?

Nell’episodio di oggi ci immergeremo nell’affascinante mondo dell’oro, il bene rifugio per eccellenza che ha continuato a esercitare il suo immutato fascino sui mercati globali.

Di solito la maggior parte dei lingotti è tradizionalmente a forma prismatica, ma diversi esemplari presentano la forma di un mattone o di un panetto. Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 kg, con un peso medio di poco superiore ai 12,5 kg.

Iniziamo con una panoramica dell’andamento dell’oro. Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito a una sorta di montagna russa del prezzo del metallo più prezioso, dopo già aver raggiunto un picco significativo nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 ha scosso i mercati finanziari mondiali.

Questo aumento è stato frutto di un mix di alta incertezza, tassi di interesse reali negativi in molti paesi sviluppati e un’ondata di politiche monetarie espansive. Successivamente, abbiamo assistito a una moderata correzione.

Ma l’oro ha mantenuto il suo ruolo di “rifugio sicuro”, soprattutto in momenti di tensioni geopolitiche e incertezze economiche come quelli odierni, essendo arrivato a superare il prezzo di 2000 dollari l’oncia, registrando un aumento del suo prezzo del 25% rispetto al 2021.

Passiamo ora a chi detiene l’oro. I principali custodi di riserve auree sono storicamente le istituzioni finanziarie internazionali, le banche centrali e i governi collegati ad esse.

Il Consiglio Mondiale dell’Oro, un’organizzazione di sviluppo per conto dell’industria dell’oro internazionale, ha riferito alla fine dello scorso anno che gli acquisti di oro fisico, in particolare per le riserve nazionali, sono stati al massimo degli ultimi 50 anni e il secondo totale più alto mai registrato fino ad ora.

Molti paesi diversificano i loro fondi di riserva per essere un misto di attività, ma l’incertezza economica ha visto una crescita costante degli acquisti di oro e un aumento della percentuale di fondi di riserva che l’oro fisico costituisce per una nazione.

Prendendo come riferimento l’inizio del 2024, in cima alla lista troviamo paesi come gli Stati Uniti, che vantano le più grandi riserve auree al mondo con circa 8100 tonnellate. Essendo gran parte delle riserve auree statunitensi provenienti da acquisizioni passate, alcuni esperti credono i possedimenti di Washington non siano lingotti di ottima qualità ed in quel caso, se si fondessero e si riprodurrebbero lingotti da 24 carati, la quantità totale diminuirebbe drasticamente.

Ciononostante, gli Stati Uniti mantengono un ampio margine di distacco su, in ordine, Germania, Italia e Francia, con la Bundesbank che possiede, paragonando le quantità, meno della metà dell’oro appartenente alla FED americana. Questi paesi considerano questo metallo non solo un investimento, ma anche un’assicurazione contro l’instabilità monetaria e finanziaria.

Per quanto riguarda le riserve delle organizzazioni internazionali invece, se fossero nazioni, il Fondo Monetario Internazionale ha una riserva d’oro di poco superiore all’Italia. Mentre la Banca Centrale Europea si piazzerebbe vicino alla Top 10 in termini di quantità personali, pur tenendo conto del fatto che tecnicamente ha accesso anche all’oro di tutti gli Stati membri dell’Eurozona.

Come detto, le riserve auree sono aumentate significativamente. Si tratta di un trend che testimonia la crescente preoccupazione degli stati riguardo l’instabilità valutaria e le incertezze economiche globali. In alcuni casi, cercando di diversificare le loro riserve e ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.

Questi acquisti sono stati guidati da altri paesi con economie importanti come la Russia e la Cina, che hanno cercato di rafforzare la loro posizione economica e monetaria sullo scenario globale. Complici anche le sanzioni e, nel caso della Russia, la sua esclusione dal sistema SWIFT a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina due anni fa. Il che gli impedisce l’utilizzo di valute molto usate come l’euro o il dollaro per effettuare pagamenti, ripiegando altrove.

I motivi dietro questo incremento d’acquisto sono molteplici, anche per chi è esente da sanzioni. In primo luogo, l’oro è visto come una copertura contro l’inflazione e la svalutazione valutaria. In un’epoca caratterizzata da tassi di interesse alti, l’oro offre un’alternativa attraente per le banche centrali che desiderano preservare il valore delle loro riserve.

Considerando il contesto odierno di crescenti tensioni geopolitiche e incertezza economica, l’oro fornisce una forma di sicurezza finanziaria che è quasi universale e indipendente dalle valute.

L’aumento delle riserve auree e l’andamento del suo prezzo riflettono un mondo in cerca di stabilità e sicurezza in tempi incerti. Questa tendenza non solo sottolinea l’importanza duratura dell’aurum come risorsa strategica per i paesi e le istituzioni finanziarie ma indica anche un cambiamento nel panorama finanziario globale, dove l’oro continua a svolgere un ruolo centrale come baluardo contro l’instabilità.

Spesso è vero che “non è tutto oro quel che luccica”, sia in senso figurato che letterale. Ma nel caso di questo materiale, si è sempre rivelato una sicurezza a prescindere dallo scenario economico e geopolitico presente nel mondo.

Come detto in precedenza, un bene rifugio sicuro. Uno a cui forse gli investitori e le banche centrali mai potranno fare a meno.

 

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L’oro è servo oppure padrone.
Omero

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